Per la capacità di raccontare con leggera sapienza e senza un filo di retorica la fine di un'epoca, attraverso il ritratto ironico e struggente di un personaggio memorabile, malinconico e vitale, che la incarna, ma che con la sua fede incrollabile nella vita ci rammenta anche quanto sia importante adattarsi ai suoi inevitabili mutamenti rimanendo coerenti con se stessi e con i propri valori.
L'’empatia con l’ammiraglio Boris Vassilievitch Tchumakov, frutto evidente di una lunga preparazione, centra l’obiettivo, portandoci dentro alla storia e facendoci trascorrere una giornata intensa insieme al protagonista nel vecchio porto abbandonato di Balyktchy, sul lago Issyk Kul. I luoghi remoti del Kirghizistan, oggi confine incerto tra Occidente e Oriente, diventano così uno scenario familiare e il docufilm un ponte tra popoli e culture come l’antica Via della Seta.
Agli autori va il merito di avere saputo individuare un personaggio che resta nel cuore dello spettatore come soltanto i grandi personaggi dell’invenzione letteraria riescono a fare. Un personaggio generoso, puro, solitario e valoroso come un moderno Don Chisciotte, ma che a differenza del nobile Hidalgo, i mulini a vento non li combatte, li cavalca.